Gli esperti riuniti a SANA 2013 sottolineano la mancanza di una regolamentazione univoca per i cosmetici naturali e biologici
Dal 7 al 10 settembre la Fiera di Bologna ha ospitato SANA 2013, il principale evento organizzato sul territorio italiano dedicato al mondo del naturale e del biologico. Oltre a dare la possibilità agli operatori del settore di presentare i propri prodotti, la manifestazione è stata l’occasione per partecipare a incontri e conferenze incentrati su diversi aspetti della produzione biologica e naturale.
Al loro interno ha trovato ampio spazio anche il settore della cosmesi naturale e bio. Un settore che, almeno dal punto di vista della regolamentazione, sembra richiedere ancora una messa a punto definitiva. Se, infatti, i produttori appaiono abbastanza sicuri di ciò che vogliono offrire ai consumatori, meno chiari sono i requisiti richiesti a livello nazionale.
“Nella cosmesi biologica il mercato è in crescita” ha sottolineato Fabrizio Piva, Amministrato delegato di CCPB srl, organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari e “no food” del settore della produzione biologica e di quella eco-compatibile. “Noi riteniamo che serva uno standard unico e se è pubblico e meglio. Spesso noi a livello nazionale non riusciamo a elaborare delle regole, le prendiamo sempre dall’esterno. Non ci diamo le regole perché riteniamo di non averne bisogno, salvo poi accettare quelle che vengono dall’esterno perché ci vengono imposte.”
Da parte sua, CCPB ha elaborato degli standard ben precisi: il 95% degli ingredienti deve essere naturale; il 95% ingredienti naturali deve essere bio; i conservanti ammessi appartengono a una lista molto ristretta (in totale 5 o 6) e, fondamentalmente, sono di origine naturale; il prodotto può contenere al massimo il 5% di sostanze di sintesi; non è ammesso l’uso di radiazioni ionizzanti e di ogm; possono essere utilizzati solo alcuni processi chimici, specificati in un apposito elenco; sono ammessi processi fisici o microbiologici; possono essere utilizzati solo profumi e aromi naturali, aspetto che rappresenta una particolare criticità, perché il consumatore è abituato a profumi e aromi di sintesi; alcuni ingredienti di origine animale sono ammessi, a patto che il loro impiego non abbia comportato nessuna sofferenza per gli animali. A queste regole si aggiungono, poi, alcune limitazioni che riguardano gli imballaggi. Standard come questi, ha spiegato Piva, prendono spunto da quelli richiesti per l’agroalimentare biologico e non hanno più come obiettivo la compatibilità, ma la sostenibilità ambientale. La differenza sta nel fatto che mentre la prima cristallizza la realtà in un dato momento, la seconda introduce il fattore tempo.
“Sostenibile significa sostenibile per il futuro” ha sottolineato l’esperto. “Standard significa regole, comportamenti, specifiche di prodotto, significa saper capire quali sono i punti di riferimento, significa identificazione del prodotto e rintracciabilità, significa standard di processo, non si può limitare alla lettura dell’etichetta. È una lista positiva degli ingredienti e degli additivi ammessi. Ci devono essere regole chiare e univoche per l’etichettatura del prodotto.” Di fatto, però, al momento questa univocità manca nonostante il mercato lasci intendere di avere bisogno di una garanzia che il cosmetico bio rientri in una serie di standard già propri dell’agroalimentare biologico. “Avere le stesse regole permette di entrare con più credibilità nel mercato” ha sottolineato Piva, secondo cui la situazione attuale crea invece una situazione in cui possono essere definiti “bio” sia prodotti contenenti il 95% di ingredienti biologici, sia prodotti che ne contengono solo lo 0,01%.
Le regole europee sui cosmetici
Tutto ciò non significa che la produzione dei cosmetici sia un settore abbandonato a se stesso e totalmente deregolamentato.
E se, come è stato sottolineato durante un incontro sulla cosmesi naturale, fino a poco tempo fa la filosofia di chi cercava di mettere a punto buoni prodotti naturali era ottenere il prodotto più bello possibile con la più grande quantità di ingredienti naturali possibili, oggi la nuova normativa europea detta regole precise. Datato 2009, l’attuale Regolamento europeo è in vigore a tutti gli effetti dallo scorso 11 luglio e include: un elenco di sostanze vietate; una lista delle sostanze che non possono essere contenute nei cosmetici fatti salvi determinati limiti e condizioni; un elenco dei coloranti e dei conservanti che possono essere contenuti nei cosmetici; un elenco dei filtri Uv di cui è autorizzato l’uso nei prodotti cosmetici.
Non solo, il nuovo regolamento prevede che tutti i prodotti siano registrati su un portale e che siano corredati di un product information file. Insomma, così come i farmaci, gli alimenti e tutti i prodotti di largo consumo, anche i cosmetici devono sottostare a regole, valutazioni e controlli. Quando, però, si parla di naturale e di biologico, solo certificazioni come quella rilasciata da CCPB assicurano l’acquisto di prodotti improntati alla sostenibilità.
Autore |@si.sol.